Nei paesi industrializzati, dove generalmente il benessere economico produce facilità ad approvvigionare il cibo ed una minore necessità di sforzo fisico si creano generalmente le condizioni per cui le persone aumentano in maniera ponderale di peso fino a diventare obesi, ovvero acquisiscono una percentuale di massa grassa superiore di almeno il 50% rispetto a quella considerata ottimale. Tali condizioni si possono riassumere così:
1) Ailmentazione troppo abbondante
2) Stile di vita sedentario:poca attività fisica
3) Scarsa qualità dei cibi per la maggior marte di produzione industriale
4) Inquinamento ambientale ed alimentare che produce difficoltà epatiche sia di detossificazione sia di digestione
5) Stress dovuto a ritmi di vita non consoni alla natura dell'uomo
6) Consumo eccessivo di farmaci e vaccini
Alcuni dei punti sopra riportati sono facilmente riconoscibili come causa di sovrappeso, per altri bisogna fare qualche piccolo collegamento e qualche riflessione in più.
Il fatto è che, per quanto sia indiscutibilmente vero che il cibo deve fornire all’organismo le quantità di nutrimenti che gli sono necessari e che un consumo eccessivo di cibo rispetto a tali esigenze non può che accumularsi, è altrettanto vero che questo fatto non esaurisce il problema. Questo fatto, che pure è evidente per tutti coloro che fanno diete, a volte da fame, e non riescono a perdere un etto, è stato però spesso poco esplorato.
Intanto non è solo la quantità di cibo ingerito a dover essere valutata, ma anche il tipo di alimento e la qualità dello stesso. Inoltre il cibo, una volta introdotto nell’organismo, deve essere digerito e metabolizzato. Come questo avviene nell’organismo fa la differenza. Per quanto noi possiamo mangiare in quantità corretta cibi ben scelti e di ottima qualità 8e questo non sarebbe davvero poco) se non riusciamo a estrarre dal cibo i nutrimenti dei quali il nostro organismo ha bisogno e quindi non riusciamo ad utilizzarlo, il nostro organismo l’accumulerà egualmente. Una delle condizioni necessarie per raggiungere e mantenere il peso ideale è una digestione ottimale. Una volta che i nutrimenti ci sono e sono resi biossidabili dal nostro organismo dal nostro processo digestivo bisogna utilizzarli. Per fare questo occorre fare attività fisica in maniera adeguata, ma anche avere un sistema endocrino (tiroide, pancreas etc.) che ne consente il corretto utilizzo. In sintesi è tanto importante la quantità e la qualità del cibo che ingeriamo quanto la capacità del nostro organismo di gestire il cibo una volta ingerito.
Per questo, un approccio olistico al problema del dimagrimento non può prescindere da una valutazione generale della funzionalità della persona che deve dimagrire. Primo perché non è corretto dimagrire a qualunque costo. Calare di peso deve servire a migliorare la qualità della vita e non peggiorarla. Secondo, il raggiungimento del peso è solo il primo passo: il peso va mantenuto. Inserire correttamente abitudini alimentari e mantenere una funzionalità digestivo-metabolica significa creare condizioni ottimali per raggiungere e mantenere nel tempo un peso ideale.
In questa ottica si possono capire i punti 3, 4 e 5 indicati all’inizio. Quei fattori incidono sulla salute e sul funzionamento degli organi digestivi e sul metabolismo. Stress, alcuni tipi di farmaci (antibiotici, cortisonici, vaccini e pillola anticoncezionale)per esempio sono fra le cause più frequenti di candidosi intestinale. Questo argomento è già stato trattato in un altro articolo ed a quello si rimanda per ulteriori approfondimenti. In questo contesto però vorrei approfondire il rapporto fra candidosi gastro-intestinale e peso.
La candidosi, soprattutto quando si manifesta nello stomaco, produce difficoltà a metabolizzare correttamente i carboidrati. Tale difficoltà produce quasi sempre
1 - gonfiore a livello dello stomaco subito dopo il pasto (a volte anche prima della fine del pasto)
2 - aumento ponderale di peso, di massa grassa ma anche di liquidi
3 – calo di energia: pochi zuccheri biodisponibili
4 – bisogno di consumare fonti di zuccheri, spesso dolci, ma anche pane, pasta o pizza.
I punti di cui sopra sono tutti aspetti di una stessa sindrome legata alla difficoltà di digerire e metabolizzare i carboidrati. Si tratta di un quadro clinico complesso che vede interessati diversi organi del sistema digestivo (stomaco, intestino tenue, pancreas, fegato e cistifellea) e del sistema endocrino (pancreas, tiroide, surrene) e non è questa la sede per approfondirlo, la cui importanza è però ben nota. Non è un caso che molte diete in voga in questo periodo si basano sull’esclusione dei carboidrati in maniera più o meno massiccia: le famose diete iperproteiche e che queste producono un calo di peso vistoso. Il problema del sovrappeso è in larga percentuale (oltre il 60%) legato alla difficoltà di gestire i carboidrati quindi li eliminiamo ed il problema è risolto.
Innanzitutto, prima di iniziare una dieta iperproteica occorre verificare la funzionalità epatica e renale per evitare di andare a sovraccaricare organi già in difficoltà, in secondo luogo non si può vivere a lungo senza carboidrati o con una quantità insufficiente degli stessi, senza effetti collaterali, infine non si risolve il problema. Evitare i carboidrati perché non siamo in grado di digerirli e metabolizzarli è come ignorare una spia di segnalazione guasti sull’auto. Il problema c’è, qualcosa non funziona, evitare il problema non lo risolve. Occorre capire qual è la funzione digestiva e/o metabolica che è in difficoltà e correggere il problema.
Un altro problema che si propone spesso è anche quello della gestione della bile. La bile viene prodotta dal fegato che, attraverso i dotti biliari ed extra epatici la indirizza verso la cistifellea che ne configura la giusta composizione e la mantiene a disposizione per essere utilizzata al bisogno, quando il cibo arriva nel duodeno. Li, in combinazione con gli enzimi pancreatici, diventa il fattore principale di digestione di proteine e grassi.
Quando questo meccanismo non funziona in maniera ottimale i grassi vengono mal digeriti e si accumulano negli adipociti, quando tutto funziona bene, oppure nel sangue 8dislipidemie), sul fegato (steatosi) e più raramente su altri organi.
La sintomatologia legata al cattivo metabolismo dei grassi è diversa a quella legata ai carboidrati. Per questi ultimi, abbiamo visto, il gonfiore si produce subito dopo il pasto ed all’altezza dello stomaco. Per i grassi invece si produce più tardi, da 1 a 2 ore dopo il pasto e all’altezza della pancia. Producono sovrappeso anche difetti nella gestione dei liquidi. Mentre il gonfiore non produce peso (l’aria non pesa) ma aumento di volume, la ritenzione dei liquidi fa aumentare il peso in maniera significativa e veloce. Infatti molte persone che controllano il peso notano variazioni anche importanti da un giorno all’altro e, a volte, anche nello stesso giorno. In questi casi il problema è quasi sempre di ritenzione idrica.
Anche il transito intestinale disturbato, in particolare la stipsi, incidono sul gonfiore e sul controllo del peso corporeo. Esistono inoltre problemi psicologici che alterano il rapporto con il cibo e di conseguenza rendono difficile mantenere uno stile alimentare corretto.
La difficoltà nel controllo del peso è legata al fatto che il problema è complesso e riguarda parecchi fattori che vanno dall’alimentazione ad uno stile di vita corretto, ad un’attività fisica adeguata, ad una corretta gestione dei cibi e dei liquidi. Insomma: non esiste la pillola magica ma occorre affrontare il problema in maniera olistica.